5G, rischi per la salute? Gli esperti: Le frequenze non sono dannose


05/03/2019

5G, rischi per la salute? Gli esperti: "Le frequenze non sono dannose"

Gruppi di cittadini e associazioni chiedono lo stop per le reti di quinta generazione, idem alcuni parlamentari. Ma in un'audizione alla Camera, l'Istituto superiore della sanità fa il punto sugli studi: "Con le antenne adibite i potenziali pericoli sono ancora più remoti rispetto a quelli connessi all'uso del cellulare"

di ALESSANDRO LONGO

05 Marzo, 2019

L'ARRIVO del 5G, previsto già da quest’anno in alcune forme, preoccupa un crescente numero di cittadini e associazioni. Persino qualche parlamentare chiede ora lo stop delle antenne. Ma la scienza ufficiale, attraverso l'Istituto superiore della sanità (Iss), getta ora acqua sul fuoco: in una recente audizione alla Camera chiarisce che le tante nuove antenne 5G, per le loro caratteristiche, sono un pericolo ancora più remoto per la salute rispetto alle attuali tecnologie.

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I resoconti dell’audizione non sono ancora disponibili, ma Repubblica si è procurato le relazioni di alcuni dei numerosi relatori, tra cui rappresentanti dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), del Centro Radioelettrico Sperimentale G. Marconi (CReSM), ma anche della Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti, Icnirp (un organismo non governativo, formalmente riconosciuto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità) e, appunto, dell’Istituto superiore della sanità (nella persona del ricercatore che lo rappresenta per questi temi, Alessandro Polichetti).

L'audizione è spinta dal rumore generato dalle polemiche sul 5G. Nelle scorse settimane un gruppo di cittadini ha raccolto 11 mila firme in una petizione consegnata al parlamento. Si tratta di Alleanza Stop 5G, gruppo che ha l’adesione del magazine Terra Nuova, di Oasi Sana, dell'Associazione italiana elettrosensibili, dell'Associazione elettrosmog Volturino, dell’Istituto Ramazzini, dell’Associazione obiettivo sensibile, dei comitati Oltre la MCS e No Wi-Fi Days, dell'équipe che ha realizzato il docufilm Sensibile. L’allarme si è esteso ad Andrea Maschio, consigliere regionale del M5s in Trentino e Andrea De Bertoldi, senatore di Fratelli d'Italia che hanno chiesto una sospensione del 5G (il primo anche in una lettera al ministro della Salute).

Uomini, ratti e campi elettromagnetici

In audizione sono stati citati uno studio dell’istituto Ramazzini (onlus) e un altro, simile, dell’americano National Toxicology Program da cui risulta un possibile aumentato rischio di tumore per l’esposizione di ratti a onde elettromagnetiche su frequenze usate dal 2G e dal 3G. Nel secondo caso i ratti sono stati esposti da quando erano feti al momento della morte naturale. Lo stesso istituto americano nota che i risultati non possono essere trasposti sugli esseri umani, dato che – tra gli altri motivi - le potenze assorbite dagli esemplari sono stati di circa un ordine di grandezza più alti rispetto all’uso di un cellulare.

Questione di potenza

L'Icnirp ha descritto come poco significativi i due studi, i quali comunque non riguardano le frequenze 5G ma solo le possibili conseguenze dell’esposizione massiccia e prolungata a campi elettromagnetici (generati – com’è noto – non solo da cellulari e relative antenne ma anche dagli elettrodomestici e vari altri strumenti).L'Istituto superiore della Sanità ha dapprima ricordato che le attuali linee guida internazionali e ufficiali (vedi Iarc e Oms) non evidenziano nessun rischio per le antenne cellulari, perché le potenze utilizzate nella realtà sono di gran lunga inferiori rispetto a quelle che hanno sollevato qualche timore negli studi sperimentali sui ratti. Anche se uno scienziato certo non si esprimerebbe così, la si può mettere in questo modo: se si va in ospedale mangiando 5 chili di gelato non vuol dire che sia pericoloso mangiarne 500 grammi (e che tutte le gelaterie vadano quindi chiuse).

Telefoni cellulari e antenne

Le linee guide internazionali definiscono "possibile" cancerogeno solo un grande utilizzo dei cellulari (cosa molto diversa rispetto alla presenza di antenne, perché la vicinanza della fonte al nostro cervello aumenta di tanto l’assorbimento delle onde). E comunque – ha ricordato il ricercatore dell’Iss – "possibile cancerogeno" è il livello più basso di rischio, per cui la scienza ufficiale al momento è incerta che ci possa essere davvero un pericolo.

L'effetto delle frequenze sulle cellule

Ci si può chiedere poi se il 5G, usando nuove frequenze (vicine alle cosiddette "onde millimetriche") possa esporre a rischi diversi e maggiori per la salute. È appunto questo l'allarme lanciato da chi adesso chiede lo stop della tecnologia (già lanciata negli Stati Uniti e in arrivo in tutta Europa). Le nuove frequenze sono più elevate rispetto a quelle usate ora dai cellulari e serviranno tra l’altro a creare celle molto piccole e numerose nelle nostre città, per esempio per i servizi dell'internet delle cose (Iot). Il segnale su frequenze elevate penetra e si diffonde meno bene, ecco perché le celle devono essere più piccole e più capillari. Ma questo vuol dire anche – notano dall’Istituto superiore della sanità – che le potenze utilizzate saranno più basse e le onde si fermeranno a livello molto superficiale (della pelle). Gli studi fatti su queste frequenze (per esempio dall'Agenzia francese per la sicurezza, la salute e l'ambiente) dimostrano che gli effetti immediati sulle cellule sono meno rilevabili rispetto a quelli per l’uso delle attuali frequenze 2G/3G/4G (che pure danno effetti scarsamente percettibili, di riscaldamento cellulare).

I limiti sulle emissioni elettromagnetiche

Dal 2022, infine, il 5G userà anche le frequenze a 700 MHz, che però sono le stesse usate dai televisori e su cui nei decenni non sono emersi rischi dimostrabili per la salute. L’altro aspetto da considerare sono i rischi che l’Italia correrebbe, come sistema Paese, da un ritardo dell’avvio del 5G, visto che questo è considerato il futuro di tutte le reti di comunicazione. Futuro che da noi è già messo a rischio – notano tutti gli operatori telefonici – dalle norme italiane, che impongono limiti molto più stringenti rispetto agli altri Paesi sulle emissioni elettromagnetiche. La conseguenza è che gli operatori ora sono molto ostacolati nell’installazione delle antenne per il 5G. "Le norme sulle emissioni rischiano di penalizzare fortemente lo sviluppo della nuova tecnologia in Italia. È davvero venuto il momento di rivederle, altrimenti la tecnologia da noi potrebbe essere meno diffusa e costare di più agli utenti”, dice Stefano da Empoli, presidente dell'Istituto per la Competitività (Icom).

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