La motivazione personale potrebbe essere alla base della capacità di seguire una dieta sana. Lo suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista Appetite da un team di ricercatori britannici diretto da Kishore Gopalakrishna Pillai della University of East Anglia, che osserva: “Le decisioni dei consumatori sui comportamenti alimentari e sulla nutrizione possono condurre a conseguenze come malattie e obesità, che hanno implicazioni dirette sulla politiche sanitarie pubbliche. È possibile prevenire l'obesità, e aumentare il coinvolgimento nutrizionale dei consumatori può aiutare a raggiungere quest’obiettivo”.
Nel corso dell’indagine, gli autori hanno esaminato il ruolo della motivazione nella teoria chiamata “regulatory focus on consumers' involvement in nutrition”, che definisce “coinvolgimento nutrizionale” il tempo e gli sforzi impiegati dalle persone per trovare informazioni sull’alimentazione e per cercare cibo nutriente. Nello specifico, hanno intervistato 1.125 cittadini di Taiwan – nell’isola negli ultimi anni le abitudini alimentari sono cambiate ed è aumentata l'incidenza di obesità, ipertensione e diabete. Ai partecipanti sono state rivolte domande sulle loro conoscenze nutrizionali e su come influiscano sui loro comportamenti alimentari.
L’analisi ha evidenziato l’esistenza di due atteggiamenti differenti: la “promozione” e la “prevenzione”. Le persone che sono spinte dalla promozione sono interessate a perseguire risultati positivi in ambito nutrizionale e, pertanto, cercano attivamente di seguire una dieta sana. Gli individui mossi dalla prevenzione cercano invece di prevenire conseguenze negative, per esempio evitando comportamenti non salutari. Secondo gli studiosi, la promozione sarebbe alla base del coinvolgimento nutrizionale, che spingerebbe a informarsi sugli aspetti nutrizionali dei cibi e a modificare la propria dieta sulla base dei consigli forniti da media, medici, familiari o amici. La prevenzione, invece, non comporterebbe un coinvolgimento attivo.
“I più alti livelli di motivazione dei consumatori mossi dalla promozione determinano un maggiore coinvolgimento nutrizionale, che punta a migliorare il proprio benessere - spiega il professor Pillai -. Anche se sia le persone spinte dalla promozione, sia quelle mosse dalla prevenzione sono motivate a restare in buona salute, le prime sono maggiormente propense ad adottare approcci strategici come il coinvolgimento nutrizionale”.
I ricercatori hanno osservato che gli effetti della promozione erano più diffusi tra le persone che avevano un reddito elevato e risultavano più forti tra gli uomini. Tuttavia, precisano che la differenza di genere era prevedibile, perché studi precedenti hanno dimostrato che le donne mostrano livelli più elevati di coinvolgimento nutrizionale, indipendentemente dal fatto che abbiano un’attitudine verso la promozione o verso la prevenzione.
“È probabile che nella vita di tutti i giorni i consumatori ricevano consigli sulla nutrizione da molteplici fonti – aggiunge l’esperto -. Le agenzie pubbliche possono incoraggiare l'attitudine alla promozione e, a loro volta, il coinvolgimento nutrizionale attraverso una comunicazione appropriata. Ma, come indicano i risultati di questo studio, l'efficacia di questo intervento potrebbe variare tra gruppi ad alto e basso reddito e probabilmente tra maschi e femmine. Considerati i problemi legati all'obesità e alle malattie direttamente collegate alle abitudini alimentari non salutari, l'effetto diretto del coinvolgimento nutrizionale sui comportamenti alimentari evidenziato in questo studio dimostra che le politiche sanitarie pubbliche dovrebbero investire per promuoverlo”.
Foto: © lassedesignen - Fotolia
FONTE: Salute24 - Articolo di Nadia Comerci