Roma, 5 aprile 2019 – Cos’è un emocromo? A cosa serve? Come si raccolgono i campioni delle urine? Come si fa a capire se il bambino ha un’infezione grave o un’anemia? Esistono dei test che vanno effettuati prima dei vaccini? A queste e a molte altre domande rispondono gli specialisti dell’ospedale Pediatrico Bambino Gesù, fornendo una guida agli esami più comuni e a quelli veramente utili.
“Spesso si è convinti – spiegano gli esperti del Bambino Gesù – che gli esami possano essere uno strumento imprescindibile per fare delle diagnosi precise. Oppure crediamo che sia fondamentale eseguire periodicamente degli esami del sangue per verificare che un bambino in condizioni di salute apparentemente buone non nasconda qualche problema”.
Invece non è così: “Gli esami del sangue dovrebbero essere sempre prescritti in base all’osservazione clinica, e sono le condizioni cliniche che devono guidare il medico all’interpretazione dei risultati. Inoltre, esistono tanti esami del tutto inutili ed eseguirli sarebbe uno spreco di tempo e risorse, oltreché un momento di stress del tutto evitabile: sia per i genitori e sia, soprattutto, per il bambino”.
L’emocromo è l’esame più prescritto in tutte le fasce d’età. È il conteggio delle cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine), che consente la valutazione delle loro caratteristiche principali. Può dare numerose informazioni sullo stato di salute del paziente, ma va interpretato correttamente per riconoscere le anomalie, evitando allo stesso tempo inutili allarmismi.
Le transaminasi sono enzimi localizzati all’interno delle cellule e presenti nel sangue, a bassi livelli. Rappresentano un indice molto sensibile di danno del fegato, ma sono un esame poco specifico: il loro aumento può essere causato anche da altre malattie non localizzate nel fegato o più frequentemente da un’infezione o dall’assunzione di alcuni farmaci. È essenziale valutare l’entità e la durata dell’aumento delle transaminasi, che possono essere di 2 tipi: aspartato aminotransferasi (AST o GOT) o alanino aminotransferasi (ALT o GPT). L’aumento dell’ALT è un segno più specifico di danno alle cellule del fegato, rispetto alla AST.
PCR e PCT sono due esami del sangue particolarmente utili per verificare la presenza di infiammazioni o infezioni in corso e adottare la giusta risposta terapeutica. Sono entrambe proteine della fase acuta, prodotte dal fegato. In corso di infezioni virali o infiammazioni non infettive, il livello di PCT (procalcitonina) aumenta leggermente, mentre aumenta nettamente e in poche ore in caso di infezioni batteriche, rivelandosi un buon indicatore per l’avvio della terapia antibiotica. Lo stesso vale per la PCR (proteina C reattiva), anche se, a differenza della PCT, il suo valore può alzarsi sia in corso di infezioni batteriche che per altri tipi di infiammazioni.
Colesterolo e trigliceridi. Le alterazioni dei valori dei grassi nel sangue, e in particolare l’aumento del colesterolo, sono riconosciuti tra i più importanti fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, perché responsabili della formazione delle cosiddette “placche” di aterosclerosi. Gli eventi cardiovascolari acuti avvengono in età adulta, ma la scoperta di placche nei bambini con il colesterolo alto ha fatto comprendere la necessità di una diagnosi e di un trattamento precoci. L’individuazione e il trattamento di bambini/adolescenti con ipercolesterolomia sono in tutto il mondo occidentale uno degli obiettivi chiave dei piani sanitari.
L’esame delle urine. È un test comunemente prescritto per indagare la presenza di malattie o di infezione dei reni o delle vie urinarie. Idealmente, il campione di urina va raccolto durante la parte intermedia della minzione, per evitare la contaminazione con cellule e batteri presenti sulle vie urinarie esterne. La raccolta del campione non costituisce un problema nei bambini che fanno già la pipì nel vasino o nel water, mentre è più difficile, anche se non impossibile, nei bambini che portano il pannolino. Una volta arrivato in laboratorio, il campione di urine raccolto viene diviso in funzione degli esami richiesti. Dopo una prima analisi ad occhio nudo, il laboratorio esegue un esame fisico-chimico per valutare il peso specifico (la concentrazione), l’acidità, la presenza di leucociti (che possono essere indicativi di infezione urinaria), corpi chetonici, bilirubina, proitenuria, glucosio e creatinina.
Gli esami per la diagnosi di allergia. Si tratta di un problema quasi quotidiano per il pediatra. Una diagnosi corretta può essere molto vantaggiosa per il bambino. Sono tre gli esami consigliati. Lo Skin Prick Test (SPT) è un esame cutaneo che viene eseguito a livello ambulatoriale da personale sanitario. Potrebbe risultare fastidioso per il piccolo, ma non doloroso. Dopo 15 minuti si valuta la reazione cutanea ottenuta in corrispondenza di ogni allergene posizionato sulla pelle scalfita. Il RAST (Radio Allergo Sorben Test) è invece un esame eseguito attraverso un comune prelievo di sangue, attraverso il quale il medico potrà avere conferma dello stato di sensibilizzazione allergica ipotizzata. Il TPO (Test di Provocazione Orale) è il metodo più affidabile per confermare la diagnosi di allergia alimentare, e consiste nella somministrazione diretta dell’alimento sospetto. Si svolge necessariamente in ospedale sotto la costante supervisione di personale medico e infermieristico.
Nessun esame prima dei vaccini. “Prima di eseguire le vaccinazioni di routine – spiegano gli esperti del Bambino Gesù – non è necessario effettuare alcun esame diagnostico”. Non esistono infatti al momento test capaci di prevenire il rischio di reazioni avverse, per cui “l’esecuzione di esami di laboratorio per individuare persone a rischio di sviluppare effetti collaterali da vaccini è inutile”. Solo in casi molto particolari, che vengono gestiti in ospedale, possono essere utili test allergologici preliminari per scongiurare reazioni allergiche gravi, che sono comunque rarissime.
FONTE: insalutenews.it