Roma, 6 settembre – Convenzione, riforma della remunerazione delle farmacie e ddl Sileri con le misure volte a ridefinire le regole di ingresso del capitale nella proprietà delle farmacie. Quale sarà il loro destino dopo che al “governo del cambiamento” a trazione grillino-leghista è subentrato il “governo della svolta” frutto dell’accordo tra M5S e Pd? C’è il rischio che, decidendo legittimamente di buttare via l’acqua sporca, il nuovo esecutivo finisca per buttare via anche il bambino dei passi in avanti fin qui raggiunti ?
A chiederselo, nell’editoriale dell’ultimo notiziario Assofarm, scritto prima che il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte sciogliesse la riserva e presentasse la nuova squadra di governo, è il presidente della sigla delle farmacie pubbliche Venanzio Gizzi (nella foto).
Con qualche comprensibile preoccupazione, Gizzi si interroga su quale possa essere – dopo il cambio di esecutivo – il destino delle tre partite, decisive per le sorti del servizio farmaceutico. E se coltiva un certo ottimismo in ordine alla prosecuzione delle trattativi per il rinnovo dell’accordo convenzionale, con la regolare prosecuzione degli incontri in calendario già nei prossimi giorni, in ragione del fatto che la Sisac è una “struttura rappresentante le Regioni e pertanto non direttamente soggetta agli ultimi avvicendamenti romani”, è decisamente più cauto rispetto al futuro dell’interlocuzione con le istituzioni sulla riforma della remunerazione.
“Non è certamente detto che la nostra controparte rimarrà la stessa nei nomi e nelle volontà” scrive al riguardo Gizzi, pienamente consapevole del fatto che – per quanto il tavolo fortemente voluto dalla ministra Giulia Grillo e coordinato da Massimiliano Abruzzese abbia “lavorato assai bene fino a luglio scorso” – il nuovo ministro alla Salute ha “tutto il diritto quantomeno di definire il suo personale punto di vista nei processi in corso”.
Considerazione che vale ovviamente per il ddl Sileri, fresco peraltro di presentazione, che tra le sue misure prevede che il 51% delle quote e dei diritti di voto della società prorietarie di farmacia sia in capo a farmacisti iscritti all’albo o società interamente detenute da farmacisti iscritti all’albo. Una visione con elementi di tutela e valorizzazione del ruolo del farmacista, che non è però detto sia condivisa “da una maggioranza mutata rispetto al momento in cui tale proposta è stata depositata agli atti” scrive Gizzi, con piena contezza del fatto che non si possa “certo pretendere che nuove forze politiche e nuove persone al Governo debbano proseguire passivamente quanto avviato avanti da altri, in alcuni casi addirittura da avversari politici”.
In attesa di incontrare gli esponenti del nuovo Governo per confrontarsi sui dossier appena ricordati, Gizzi non rinuncia però ad avanzare la ragionevole richiesta di valutare quanto fatto finora “con criteri sostanziali e non partitici”.
“Le sperimentazioni, i numeri che stanno guidando i diversi tavoli di riforma vorrebbero quanto più possibile rendere oggettiva la valutazione del potenziale sanitario ed economico della farmacia italiana” scrive il presidente di Assofarm. “Trascurare oggi questo immenso sforzo tecnico e riportare le pedine della discussione alla casella del via semplicemente perché ‘lo hanno iniziato gli altri’ sarebbe un errore”.
Gizzi, intanto, ha inviato al nuovo ministro della Salute Roberto Speranza una lettera di felicitazioni per il suo ingresso nel governo. “Colgo e manifesto tutta la soddisfazione delle farmacie pubbliche del nostro Paese per la sua nomina alla guida del Dicastero della Salute” scrive il presidente di Assofarm. “Le farmacie comunali, che mi onoro di presiedere, auspicano di poter consolidare la tradizionale collaborazione sempre offerta al Suo Ministero nell’interesse dei cittadini”