Covid, stremati e con le relazioni sindacali sospese: i 220 dipendenti delle farmacie comunali di Torino in stato d’agitazione
Da ottobre interrotte le relazioni sindacali. I rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto al Comune di intervenire sull’azienda per far ripartire il tavolo di confronto
In un momento difficile della pandemia, con le farmacie impegnate su più fronti (leggi tamponi e vaccini), lo spettro dello sciopero aleggia su Torino. I 220 dipendenti della società Farmacie Comunali Torino, che detiene 37 farmacie in città e prima cintura, sono in stato di agitazione e senza relazioni sindacali.
E’ da ottobre che la situazione è al limite. In questi mesi le farmacie sono state sottoposte a una pressione enorme e i lavoratori e le lavoratrici sono esausti. Così i sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs (le categorie di settore di Cgil, Cisl e Uil) descrivono la situazione: «I lavoratori sono stremati dai ritmi lavorativi, amplificati dalla carenza di personale, assente per contagio o che abbandona la società per trovare ricollocazione dignotosa altrove; dalla poca libertà di poter conciliare la vita personale con il lavoro; dalla gestione delle attività di farmacia, fatta anche di continue risposte ai cittadini. Delusi dall’atteggiamento poco attento alla professionalità di detti dipendenti, ai protocolli di sicurezza e completamente ignorati dalla propria azienda».
Per questo sindacati e azienda erano impegnati in un confronto sulla destinazione dei riconoscimenti economici per il continuo impegno nella gestione di test e vaccini, ma proprio a ottobre i rappresentanti dei dipendenti hanno ricevuto una comunicazione unilaterale di improvvisa chiusura della trattativa che ha interrotto qualsiasi relazione e confronto sindacale anche sui temi inerenti gli organici e l’organizzazione del lavoro.
Da allora i dipendenti sono in stato di agitazione ma nulla si è mosso. Tanto che la settimana scorsa i sindacati hanno incontrato l’assessore alle Partecipate del Comune di Torino, Gabriella Nardelli, ente che detiene ancora il 20% del pacchetto di azioni della società e hanno chiesto che la Città di Torino intervenga sull’azienda per pianificare con più attenzione servizi ai cittadini, soprattutto quelli meno abbienti, e ricostruire relazioni sia con i dipendenti che con i sindacati.
I 220 dipendenti della società Farmacie Comunali Torino, che detiene ben 37 farmacie in città e nella prima cintura, "sono stremati e delusi". Lo sottolineano i segretari di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, Ivano Franco, Stefania Zullo e Cosimo Lavolta, che hanno incontrato Gabriella Nardelli, assessore alle Partecipate del Comune di Torino, ente che detiene ancora il 20% delle azioni del pacchetto della società. "Stremati dai ritmi lavorativi, amplificati dalla carenza di personale, assente per contagio o che abbandona la società per trovare ricollocazione dignitosa altrove; dalla poca libertà di poter conciliare la vita personale con il lavoro; dalla gestione delle attività di farmacia, fatta anche di continue risposte ai cittadini. Delusi dall'atteggiamento poco attento alla loro professionalità, ai protocolli di sicurezza completamente ignorati dall'azienda". spiegano i sindacati. Filcams, Fisascat, Uiltucs di Torino, che hanno proclamato lo stato di agitazione, hanno chiesto al Comune, "in una fase storica complessa, in cui si discute del nuovo ruolo che le Farmacie potrebbero assumere quali presidi sanitari nel territorio, di intervenire sull'azienda Farmacie Comunali di Torino per pianificare con più attenzione servizi ai cittadini, soprattutto quelli meno abbienti, ricostruire corrette relazioni con i dipendenti e con le organizzazioni sindacali"