Emilia Romagna, firmata la nuova intesa sulla dpc con Federfarma e Assofarm
Roma, 26 febbraio – La newsletter della Fondazione Muralti F-Press fornisce in un’anteprima pubblicata oggi i contenuti del protocollo d’intesa sottoscritto da Federfarma e Assofarm con la Regione Emilia Romagna per la revisione dell’accordo regionale sulla dpc per il biennio 2019-20. L’intesa, che dovrà ora essere ratificata dalla Giunta regionale, copre il biennio 2019-2020 e sostituisce l’accordo precedente, firmato a inizio 2017 e scaduto lo scorso autunno, dopo aver raggiunto pienamente (a questo, almeno, è il giudizio delle parti che lo hanno sottoscritto) “gli obiettivi fissati”. “Sono stati trasferiti dalla diretta alla dpc 500mila confezioni di farmaci” scrive al riguardo F-Press, “altri 1,7 milioni sono stati spostati dalla diretta alla convenzionata e infine 4 milioni di pezzi sono passati dalle farmacie del territorio attraverso la distribuzione per conto”.
Federfarma e Assofarm avrebbero voluto muoversi in direzione di un’ulteriore riduzione della diretta e del contenstuale allargmaneto della dpc, ma la Regione al riguardo ha premuto sul freno, e non è andata oltre, scrive ancora F-Press, “una serie di impegni, piuttosto vaghi, sulla «semplificazione dell’elenco dei farmaci in distribuzione per conto» (con lo spostamento in convenzionata delle referenze il cui prezzo al pubblico risulta inferiore alla somma del prezzo di acquisto ospedaliero più la remunerazione delle farmacie) e sulla riduzione della «disomogeneità dei consumi e della distribuzione dei farmaci nelle diverse forme erogative”.
Semaforo rosso anche per il miglioramento dei compensi riconosciuti per la dpc, che sostanzialmente rimangono quelli che erano (tra i più bassi d’Italia): 3,20 euro a confezione (iva esclusa) per le farmacie urbane, 3,88 euro per le rurali e urbane con fatturato annuo Ssn non superiore a 300mila euro, per le rurali sussidiate con fatturato non oltre i 450mila euro e (questa l’unica novità che F-Press non manca di segnalare) ) per gli esercizi di nuova istituzione, limitatamente al loro primo anno di attività.
Va decisamente meglio per il Cup, il cui compenso sale a 2,40 euro (sempre iva esclusa) e per altre previsioni di nuovo conio, come l’attivazione del fascicolo sanitario elettronico, con un fee alla farmacia di 3,40 euro (iva esclusa) per ogni apertura. Nel perimetro dell’intesa si profila anche il coinvolgimento delle farmacie nella distribuzione di alcuni prodotti di assistenza integrativa (presidi per stomie, diabetica eccetera) e in quella del vaccino antipneumococcico ai mmg, “relativamente alle dosi eccedenti le scorte gestite”.
Il contenuto di maggior rilievo del nuova intesa, però, non è economico ma organizzativo e riguarda la dispensazione dei farmaci “a pacchetto di terapia”, vale a dire per coprire il fabbisogno di un determinato periodo di trattamento, con la consegna in un’unica soluzione di tutti i medicinali da assumere in quell’arco temporale. La novità, spiega F-Press, verrà testata in una sperimentazione limitata ai soli malati di Bpco, in base a linee guida che verranno approntate da un gruppo di lavoro congiunto. Ma il protocollo firmato da Regione, Federfarma e Assofarm fissa già alcuni punti, sottolinea la newsletter lombarda. Ad esempio, all’arruolamento, ogni paziente dovrà selezionare una farmacia di fiducia, “presso la quale dovranno avvenire sia l’erogazione di tutte le terapie sia le attività di formazione/informazione legate al corretto utilizzo dei farmaci prescritti”.
Nell’ambito della sperimentazione, poi, le farmacie metteranno alla prova “nuovi modelli assistenziali” che comprendono l’aderenza terapeutica, la ricognizione farmacologica, la farmacovigilanza, la validazione dei piani terapeutici e il recapito a domicilio dei farmaci.
Il documento d’intesa non parla di remunerazione per tali servizi. Ragionevole pensare, però, che sugli aspetti economici le parti si confronteranno più avanti, una volta completata la stesura delle linee guida.
La Regione, a ogni buon conto, fissa il paletto di quello che dovrà l’impatto economico massimo di “tutte le attività previste dal protocollo”, che in ogni caso non dovranno superare superare nel biennio 2019-2020 la cifra di 8,5 milioni di euro.
FONTE: RIFday